Staminali: tutto quello che si dovrebbe sapere

per sperare senza illudersi

Sulla comunità dei malati di Sla, e anche delle altre malattie neurodegenerative, internet e facebook rovesciano quotidianamente fiumi di notizie circa sensazionali scoperte che hanno tra loro un unico comun denominatore: ognuna rappresenta la chiave che aprirà la strada alla rigenerazione del tessuto nervoso, grazie alla ricerca sulle cellule staminali.
Ora, va bene che i ricercatori abbiano bisogno di farsi pubblicità, e che il web debba attirare pubblicità per fare profitti, ma così si alimenta un circuito perverso che produce illusioni e passività pericolose.
Proviamo allora a stare coi piedi per terra e a fare un po' di chiarezza.

Primo: occorrerebbe smettere di parlare genericamente di staminali, perchè non vuol dire niente, è un campo vastissimo, che comprende cellule del cordone ombelicale, del liquido amniotico, cellule embrionali, cellule derivate da tessuti fetali e da tessuti i più diversi dell’uomo adulto. Ognuna di esse ha caratteristiche e potenzialità diverse, soprattutto nella possibilità di differenziarsi in cellule mature, sarebbe come dire frutta genericamente, come se esistessero solo le mele.

Secondo: la ricerca di base, quella svolta in laboratorio, punta a scoprire i complessi meccanismi con cui cellule indifferenziate si indirizzano a diventare cellule di tessuti così vari come quelli presenti nell’organismo, con l’obiettivo di poter giungere a manipolare e governare questi stessi processi.
Da qui a possibili applicazioni verso la cura di malattie neurodegenerative esiste però un salto enorme, ben lontano dall’essere colmato. Perciò, quando si apprende di nuove scoperte in quest’ambito, si deve sapere che pensare ad applicazioni terapeutiche a breve termine è del tutto fuori luogo.

Terzo: il modello animale si presta molto bene per altre malattie, ma non per la SLA. Quasi tutto quello che funziona sul topo si rivela inefficace quando trasferito nell’uomo. Conclusione: idem come sopra.

Quarto: le sperimentazioni che vengono tentate “al letto del malato” non sono generalmente diretta conseguenza della ricerca di base, ma sono dei tentativi sulla base di ipotesi sì attendibili, ma che allo stato delle conoscenze non consentono di avere aspettative granché alte. Si tratta cioè di tentativi (trial significa appunto letteralmente tentativo) che hanno lo scopo appunto di non lasciare nulla di intentato. Il gioco di parole mi serve per far capire che il malato che si presta a far da cavia è bene sappia che non può ragionevolmente attendersi che dalla sperimentazione possa sortire l’arresto o la guarigione della malattia, ma piuttosto lievi miglioramenti (un possibile rallentamento nella progressione, ad esempio) o ulteriori indicazioni sui meccanismi della malattia stessa.

Questo bagno di realismo, apparentemente deprimente, è necessario non solo per amore di verità, ma appunto per non rischiare di illudersi (per poi consegnarsi ad una proporzionale cocente delusione) e per non abboccare all’amo dei venditori di false speranze che, come sciacalli, offrono cure inefficaci e pericolose, sfruttando la falsa immagine che dipinge le staminali come soluzione per tutti i mali.
Anche nelle sperimentazioni serie, infatti, pensare che cellule staminali che hanno scarsa capacità di differenziarsi in tessuto nervoso, possano, migrando ad esempio dal midollo osseo, sostituire e rigenerare le fibre nervose morte, oltretutto su aree estese che vanno dal cervello al midollo spinale, è, almeno ad oggi, una prospettiva irrealistica. Troppo enormi e complesse le variabili in gioco.

Conclusione: ma allora, zitti e buoni per almeno qualche altro decennio, prima di poter vedere finalmente qualche risultato concreto? No, non è così. Dobbiamo sapere che, in assoluto, le cellule che, in laboratorio, si sono dimostrate come le più differenziabili, sono le staminali embrionali (e, forse, quelle prelevate dal liquido amniotico). Ora, per questo motivo, per le sue basi razionali e scientifiche , questo è proprio il settore su cui non si dovrebbe evitare di investire. Ma la ricerca verso le staminali embrionali è invece, ad oggi, paradossalmente quella verso la quale non solo si investe di meno in assoluto, ma anche l’unica apertamente osteggiata.

Ancora un chiarimento: quando in ricerca parliamo di embrionali ci riferiamo a blastocisti (la prima forma differenziata nello stadio di sviluppo, a pochi giorni dalla fecondazione) che, essendo “in più” (sovrannumerarie) in corso di fecondazione assistita, sono destinate a nient’altro che alla conservazione perpetua tramite congelamento. La ricerca sulle cellule staminali derivate da questi embrioni è perfettamente legale e si svolge anche in Italia, ma viene di fatto bloccata da mille difficoltà, la più frequente delle quali è il veto al finanziamento nei bandi pubblici di ricerca, come successo nel 2009, ad opera di quei governi che assumono atteggiamenti integralisti sul piano religioso, compreso il nostro.
Ne è un esempio significativo la battaglia civile per la libertà di ricerca che alcune scienziate italiane hanno intrapreso ultimamente, purtroppo in splendida solitudine e nel quasi totale silenzio del mondo scientifico e dell’informazione.*

Ebbene, quello che si può fare è far crescere il livello di conoscenza e consapevolezza sul tema staminali e, proprio in virtù della complessità della sfida scientifica, attivarsi per rimuovere gli ostacoli che ne frenano le potenzialità. Le difficoltà nell’ottenere risultati e nel trasferire questi stessi risultati dalla ricerca di base alla clinica, impongono che la ricerca possa operare a tutto campo.
La comunità dei malati ha un’ottima e concreta occasione per non cedere alla rassegnazione e sostenere invece attivamente la speranza, appoggiando e sostenendo battaglie di civiltà e di legalità come questa. La pressione per ottenere investimenti pubblici, certi, costanti e mirati non va solo nella direzione di contrastare la fuga all’estero dei giovani ricercatori, ma può restituire speranze ragionevoli e concrete anche a noi, malati affetti da malattie neurodegenerative.

* Consultare il link: http://users.unimi.it/labcattaneo/pagineITIN/press/pressALLEGATI/La%20Stampa%2016%2012%2009.pdf

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1 commento:

  1. Grazie per le preziose informazioni e la solita lucida analisi espressiva. Io ho il bisogno, quasi patologico, di informarmi su cose ed argomenti che ritengo importanti ma, a volte, l'overdose di informazioni che si ricevono su internet più che chiarire disorienta. pagine come questa sono una vera manna dal cielo. Grazie ancora.

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