L'amico americano

L'amico americano

Mi son fatto un amico americano.
Come si dice in slang, è una gran bella sagoma.
E' un tantino loquace, insomma se ti pinza t'attacca uno di quei bottoni...
E' appena stato a Nuova York (come diceva Ruggero Orlando) e già so tutto sul Moma e su come per loro (gli americani) il non plus ultra dell'arte sia un tappeto di caramelle per terra (avete presente le golia?), insidiate solo, al primo posto, da due piatti di gusci di cozze, artisticamente avanzate dall'autore dell'opera.
E' un tantino distratto, il mio amico americano. Non più tardi di stamane si è fritto la mano appoggiandola inavvertitamente sulla marmitta della sua nuova Harley Davidson.
Torino gotica
Ha anche lui talento artistico, tant'è che, durante la sua ultima permanenza a Torino ha dato sfogo alla sua vulcanica creatività immortalando scorci della città magica  (sublime una veduta dalla Gran Madre, gotica che neanche Edgar Allan Poe...) e composizioni di alta espressione lirica. Ha quindi esposto in una nota galleria newyorkese. Peccato che l'opera più apprezzata dai suoi connazionali sia stata quella che immortala una rosa caduta accidentalmente nel water del bagno, una sera che aveva alzato un po' il gomito. Nemo propheta in patria...
Però, a suo onore, va detto che ha un cuore grande così e, quando riesce a non affettarsi un dito tagliando la coscia del tacchino del giorno del Ringraziamento, nessuno sa fare i massaggi come lui, sui miei poveri arti paralitici.
Avercene, di amici americani come lui...
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