Anche le chiavette hanno un'anima


Forse. O  forse soltanto si appropriano dell’anima altrui: dell’operaio cinese che l’ha assemblata, della moglie che gli porta il pranzo negli stessi due piatti fondi, uno rovesciato sull’altro con un tovagliolo annodato a tenerli insieme. Lo stesso di quando lui lavorava nei campi e lei, dopo il pranzo, si spezzava la schiena insieme a lui.
E poi chissà se con quell’anima sono in grado di leggere i files che uno ci carica su, con i racconti, i pettegolezzi, le rivelazioni di segreti inconfessabili, i files jpg delle foto delle vacanze, dove lui e lei, come la vacanza del carnevale, si tradiscono a vicenda, ma così, con leggerezza, un po’ per celia, un po’ per distrazione.
E poi i files mp3, con una nenia mongola che, lentamente o a scatti, si tramuta in un valzer tzigano, dove la chiavetta si mette a danzare vorticosamente, e coinvolge tutte le altre chiavette del negozio all’angolo. Finchè la musica copre tutti gli 8 Gbytes e allora si accasciano tutte, come le danzatrici del lago dei cigni, facendo l’inchino all’operaio cinese, unico spettatore.
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