di Roberto Nanetti
Non sarò affatto conciso, non ci riesco.
Sabato 21 luglio.
Ore 8: partiamo da Torino, io mia moglie ed alcuni amici aderenti al Torino Social Forum; come noi partono quelli della Rete di Lilliput, di Mani Tese, di Rifondazione, del WWF. In largo Brescia ci saranno almeno una quarantina
di pullman. Siamo ancora sgomenti per gli eventi del giorno precedente.
Ore10.00 circa: pausa idrica all'aperto in autostrada. Troppo emozionato e anche un po’ vergognoso. Non riesco a far niente.
Ore 11 circa: Al casello di Genova Nervi: coda. Ci si aspetta una perquisizione che invece non avviene. Nuova coda in corso Europa. In senso opposto scorre una colonna di almeno dieci cellulari della polizia, stipati di militi, ognuno sormontato da un poliziotto con relativo fucile lancia-lacrimogeni. Rimango raggelato o forse mi sono soltanto perso gli ultimi mesi di questa realtà genovese.
Mezzogiorno circa: decidiamo come gli altri manifestanti di scendere dal pullman e proseguire a piedi verso il punto del concentramento. I Genovesi non ci sembrano ostili malgrado l’ennesima invasione.
Passiamo accanto al centro di accoglienza dell’ex ospedale psichiatrico; mi sorprende l’ordine attorno alle tende, non un sacchetto né un materassino o sacco a pelo.
Dai balconi qualcuno ci applaude, il corteo risponde festoso.
L’una circa: raggiungiamo Sturla: folla enorme e variegata. Ammiro con invidia certe acconciature coloratissime. D’accordo con gli altri del gruppo decidiamo di risalire il corteo alla ricerca dello striscione del Torino Social Forum. Dopo circa mezz’ora li perdiamo e rimaniamo in quattro, io Patrizia, Caterina e Fabio risaliamo ancora il corteo lungo corso Cavallotti alla ricerca di qualche gruppo conosciuto cui poterci aggregare. Troviamo un’amica delle Donne In Nero e veniamo accolti nel loro gruppo. In una traversa intravedo a molta distanza da noi un gruppo con i caschi azzurri, ma saranno a circa 500 metri! Lungo il percorso non ne abbiamo trovati e non ne troveremo altri. Ci accompagna l’inquietante volo di due o più elicotteri che forse ci stanno riprendendo; saluto di rito.
Ore 14.00 circa: davanti alla chiesa di Boccadasse un pullman a due piani di tipo londinese di quelli di DROP THE DEBT: ballano sul tetto.
Ore 14.30 : incontriamo fortunosamente A. che per quelli di UN PONTE PER… sta distribuendo datteri iracheni. Ci abbracciamo, siamo emozionati, mi racconta di una brutta disavventura capitatagli al mattino, ma questa è un’altra storia o forse fa sempre parte della stessa ? Ci salutiamo con la promessa di reincontrarci…non accadrà.
Ore 15.00: il corteo staziona sul lungomare, siamo a fianco di un muro con cartello di LIMITE INVALICABILE, vetri rotti a terra. In alto sul terrazzo dell’edificio interno scorgo alcune persone: uno mi sembra in borghese con in testa un casco azzurro, gli altri vestiti di nero con un copricapo nero.
Un’anziana signora esce da una finestra di una casa vicina, ci applaude.
Alcuni hanno messo a disposizione un tubo per l’acqua dal giardino, molti cercano refrigerio. Fa un caldo terribile! Ma tutto va bene; il gruppo che ci precede balla a ritmo di samba.
Ore15.20: Ripartiamo. Qualcuno ha sentito tramite telefonino che in piazza Kennedy sono in corso violenti scontri. Sappiamo di dover passare lì vicino. Primi segnali di nervosismo. Tutti i gruppi, compreso il nostro, dispongono un doppio cordone sui lati per evitare infiltrazioni di
qualsiasi tipo.
Ore 15.30: il corteo si arresta; sulla sinistra , oltre gli alberi, c’è il mare, sulla destra c’è un muro di pietre al disopra del quale mi sembra di percepire la presenza di un giardino. Oltre la testa , non molto distante, si vede il fumo dei lacrimogeni; davanti scorgo le bandiere dei VERDI.
Dietro c’è uno spezzone di RIFONDAZIONE di Napoli (?). Scorgo diverse persone con le magliette della Rete di Lilliput.
Momenti di tensione: alcuni urlano di sedersi a terra per poter evitare pericolose fughe indietro, altri consigliano di indietreggiare di un passo, altri ancora di avanzare. Siamo costretti a stare seduti sul marciapiede di destra, contro il muro, alzando le mani in segno di PACE. Ci alziamo sempre con le mani alzate. Alterniamo momenti in piedi ad altri seduti.
Ore 16.00 circa: SI SCATENA LA FOLLIA! Il fumo dei lacrimogeni si fa più vicino. Vedo qualcosa con una scia che arriva dal giardino sopra di noi spremo il limone sul fazzoletto, così a mia moglie P.. Arrivano altri lacrimogeni più in basso la gente scappa all’indietro veniamo schiacciati e bloccati contro il muro ho paura di essere schiacciato come negli stadi ho
paura per C. che è più piccola di noi e scompare. Il fumo mi prende gli occhi e la gola limone limone limone sul fazzoletto su quello di P. sugli occhiali di F. Funziona non soffoco più la folla in fuga mi schiaccia un po’ di meno.
SENTO QUALCOSA BATTERE RITMICAMENTE CHE SI AVVICINA!
Ci troviamo di fronte della gente con scudi e manganelli urlano cose che non capisco dietro le loro maschere. Abbiamo tutti le braccia alzate gridando continuamente PACE PACE. Mi arriva il primo colpo su un fianco cado per terra cerco di ripararmi la testa con le braccia alzate sento
dolore intenso al polso destro mi butto verso P. cerco di ripararle la testa prendo un altro colpo sulla mano mi sembra meno forte meno male!
Quell’uomo è mancino, impugna il manganello con la mano sinistra e tiene lo scudo con la destra, mi colpisce soprattutto sul lato destro. Da qualche parte sento che stanno pestando F. PACE AAHIA… MA PACE , CAZZO!
Quell’uomoverde continua mi prende a calci a terra sento un dolore fortissimo dietro al ginocchio destro mi brucia, fino alle palle.
Ha la tuta grigioverde, sul petto porta due strisce dorate, su una sta scritto GUARDIA DI FINANZA; su quella sulla sua sinistra c'è qualcosa in inglese come ANTITERRORISM NUCLEUS o GROUP o altro di simile. Sul casco verde c’è un’aquila gialla, mi sembra. Continua ad urlare come un orco non so se parla in italiano…fa cenno di picchiarmi ancora. Si intromette
qualcuno senza casco, pelato, in camicia chiara con le stelle una due tante stelle, dice BASTA….. l’interruttore: due posizioni VAI PICCHIA/STOP FERMATI.
Minacciosamente qualcuno mi fa cenno di alzarmi, urlano. P. vicino a me PIANGE GRIDA BASTA BASTA PERCHE’ CONTINUI, COSA TI HO FATTO IO?
In piedi con le braccia alzate iniziamo a camminare, continuiamo a dire PACE a chiunque, PACE, PACE… paceuncazzo, mentre cammina P. prende una manganellata sulla coscia destra da un altro orco verde senza maschera.
Mentre camminiamo dispensando pace, alla nostra destra arrivano velocissimi due blindati azzurri che si fermano affiancati al centro della strada.
Passiamo vicini ad un altro con manganello, con casco e interamente ricoperto da un’armatura di plastica nera; è altissimo. Non ha alcun segno di riconoscimento, né sull’armatura né sul casco. Non mi sembra abbia la maschera antigas eppure non vedo il chiaro del viso, non ne percepisco gli occhi. Si vedono soltanto spuntare strisce di tessuto nero sotto l’armatura che ricopre le cosce, forse una tuta sportiva con una scritta BIANCA ripetuta in sequenza in campo nero. Svoltiamo in corso Piave (?) e cerco di zittire una ragazza che urla BASTARDI, ho paura che ricomincino a picchiare. Ci seguono braccia alzate pace camminare pace pace; un’anziana
signora vicina a me continua a ripetere AIUTO HO PAURA MI SENTO MALE!
Qualcuno la porta via. C. incazzata si avvicina ad un signore in borghese con la pettorina blupolizia e incomincia a chiedergli ERAVAMO SEDUTI CON LE BRACCIA ALZATE, CI AVETE ATTACCATO, PERCHE’ ?
Lo sentiamo rispondere TANTO SIETE TUTTI DEI BOMBAROLI.
Porto via C. che insiste, il tipo si sta innervosendo. Riconosciamo degli amici che ci accolgono; ho male al polso destro, dietro il ginocchio destro ho una vasta ecchimosi, il pantalone è strappato in più punti. P. alza la gonna e scopre un’ecchimosi di circa dieci cm. sulla
coscia destra. F. ha due staffilate sull’avambraccio destro e una vasta ecchimosi sul cavo popliteo destro (amici anche in questo).
Un anziano signore ci spiega la strada più breve per raggiungere l’appuntamento con il pullman, vorrebbe ospitarci ma non vogliamo disturbarlo. Siamo distrutti fuori e dentro, ci sediamo sullo scalino del portone, ci abbracciamo E’ TUTTO FINITO, DAI!
Ore 16.45 circa: siamo in via Trento. Mezz’ora di apparente tranquillità.
Avvertiamo via telefono il capo pullman dell’accaduto e lo preghiamo di aspettarci.
Lì vicino c’è un cespuglio; mi vergogno un po’ ma …piscio, finalmente! E non smetto più, ma non basta.
Ore 17.00 circa: vediamo alcuni avvocati del GSF e qualche giornalista di CARTA, vorremmo denunciare l’accaduto ma hanno la nostra stessa faccia e non gli rompiamo le palle.
Ore17.30 circa: continuano a passare lividi, teste rotte, nasi sfasciati di tutte le età e tutti i colori. Salutiamo i compagni e proseguiamo lungo via Trento, al fondo troveremo via Tolemaide con l’appuntamento.
In rapida successione passano cinque cellulari blupolizia con rispettivo omino lanciagas incastonato sul tetto. Curva sgommate colpi sordi lacrimogeni. Ci risiamo, fermi. Svolta l’angolo, vedi ragazzini proni a terra con mani alzate, poliziotti sotto lo sguardo della pettorina blu responsabile del sillogismo MANIFESTANTI=BOMBAROLI mollano a casaccio calci sui fianchi o manganellate.
Scendi la scaletta, dai! Due macchine bruciate… Ma è via Tolemaide… e laggiù i nostri compagni di viaggio: ci medicano, ci abbracciano e io inizio a parlare e parlo parlo parlo e non smetto più, non riesco a smettere, non ci riesco.
Vorrei piangere, invece, ma il grilletto non riesce a scattare.
E parlo parlo, anche con un giornalista del Tg3 Piemonte, ma sono stanco e poco incisivo e poi tagliano anche un pezzo d’intervista. Ma siamo già a Torino, non te n’eri accorto? E poi domani rivedremo Anita, dai nonni; Anita che di lacrimogeno conosce solo la cipolla e che con i manganelli ha visto solo Arlecchino e Pulcinella e che quando le dici NON PASSARE DI LA , NON SI PUO’ ti chiede severa PERCHE’ ?
A proposito il 21 era il giorno del mio 40° compleanno, non è stata una bella festa e come regalo mi rimangono dei segni difficili da cancellare, dei grossi lividi sul corpo e nell’animo di Patrizia e il braccio ingessato del mio amico Fabio.
*
Ho voluto inviarvi questo sfogo perché non riesco a sfogarmi per niente e voi mi capite. Potete farne ciò che riterrete più opportuno: come testimonianza, come lettera, come riempitivo, potete anche tagliuzzarla in tanti pezzi e inserirli qua a la quando meno te l’aspetti, ma VI PREGO, CREDETEMI E FATE IN MODO CHE MI CREDANO, PERCHE’ IO ANCORA FACCIO FATICA.
GRAZIE.
Settimo Torinese, 22 luglio 2001
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C'ero anch'io, è tutto vero, è difficile farlo capire, a volte sembra impossibile persino a me, ma è successo veramente.
RispondiEliminaDobbiamo continuare e insistere, per non dimenticare e per non permettere che gli altri dimentichino
Un abbraccio
Gabriella Soldaini