Dopo la tracheostomia


Carissimi,
sono commosso dalle attestazioni di stima e affetto. Non sono un gladiatore, nè un guerriero, sono solo un piccolo uomo che ci tiene a sfangare questa piccola vita con un po' di dignità. Ci vuole coraggio a continuare a vivere in queste condizioni, ma ce ne vuole altrettanto a decidere di lasciarsi morire. Ognuno affronta questo passaggio come può. Tutte le scelte sono degne. In tutto ciò ho una fortuna: di avere accanto una donna straordinaria, Francesca.
Traggo forza da chi ha fatto la tracheo prima di me, augurandomi che, se non se n'è pentito, è perchè una qualità di vita accettabile è possibile. Se dovessi limitarmi a come mi sento da 24 giorni in qua, dovrei dire, con tutta sincerità, che qualche dubbio mi è venuto, sulla bontà di questa scelta. Non è dura, è durissima. La cosa che mi è più intollerabile è essere costretto dai problemi fisici ad essere concentrato 24 ore su 24 su nient'altro che la malattia. Ieri, per la prima volta, ho trovato la forza per farmi mettere sulla sedia a rotelle e mettere il naso, per un'ora, fuori di casa. Il sole sulla pelle non ricordavo più che meravigliosa sensazione fosse.
In tutto questo, sentirvi vicini e partecipi mi sta aiutando, non poco.
Vi voglio bene.

24 giugno 2011

2 commenti:

  1. Alberto, sei una bella persona.
    E da verro fortunato avere accanto Francesca!
    Abbraccio forte a voi due.
    Marika Grinevskaia

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  2. Ciao Alberto, quando vedo situazioni come queste mi vengono in mente tante cose, troppe cose: un coacervo di riflessioni e di problemi e di paure che si attorcigliano facendo perdere lucidità e aprendo la strada alla tristezza, la rabbia e lo sconforto. Ti chiedi perché mai la ricerca sia così lenta nel fornire una risposta e la burocrazia così lunga nel permettere la valutazione di quelle poche risposte che potrebbero esserci, congelandole in annosi iter burocratici che ti fanno cuocere, mentre la vita delle persone che aspettano... lentamente si scioglie. Ma come fanno a non capire che ci sono situazioni in cui si possono CORRERE PIU' RISCHI, anzi tutti quelli che servono, perché non si ha più nulla da perdere; come si fa a non capirlo! Forse pensano di essere immuni... ma nessuno lo è! Mi chiedo perché i calciatori, che rappresentano una "categoria" a rischio non si impegnino a finanziare la ricerca: queste sono sfide che vanno raccolte per tempo... quando poi non c'è più tempo, non c'è più tempo! E ' ora che bisogna agire; è ora che bisogna fare. Mi chiedo tante cose e MI IMPEGNO a dare il mio contributo, nella misura in cui posso, alla ricerca; ma queste sono sfide che si combattono insieme. Ho sentito alcune persone dire che questa "è una malattia che ti toglie tutte le dignità", ma io dico che questa è una malattia che TOGLIE LA DIGNITA' A TUTTE QUELLE PERSONE CHE STANNO A GUARDARE SENZA FARE. Un abbraccio. Danilo S.

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