Troll di regime


Avviso ai naviganti: gli autori del gruppo comparso su Facebook "Aboliamo i sussidi ai malati di SLA, tanto sono già morti" fanno parte di una corrente sedicente anarchica. Definiscono “trolling” la semina di provocazioni in rete usando il paradosso e mostrando, come loro stessi scrivono, l’ipocrisia e la falsità dei buoni sentimenti. Per fare un esempio, smascherano il falso buonismo di chi, mentre a parole considera un cane intoccabile, spesso non si indigna per le violenze verso gli esseri umani.
Usano fare, sempre a detta loro, satira senza censure e senza limiti, ridendo della “stupidità altrui”. Dichiarano di “usare” le vittime (già i morti del terremoto ad Haiti con la campagna “adotta un bambino morto” e poi ancora i mongoloidi con "Giochiamo al tiro al bersaglio contro i bambini down") come mezzo per essere paradossalmente solidali con loro e non per deriderle. Gettano le loro provocazioni nella rete di internet come “esche” e si divertono a vedere quanti utonti ci cascano, dimostrando così gli stereotipi di cui gli utonti stessi sarebbero vittime.

Si può giudicare questo loro passatempo come un’espressione di sub-cultura giovanile (sub in senso sociologico) e tollerarli, si può considerarli semplicemente dei deficienti e ignorarli, oppure ci si può indignare, perché si pensa che ci sia pur sempre un limite alla decenza, ma in quest’ultimo caso bisogna sapere che questo è certamente ciò che li diverte di più.

Chi, poi, non tollera la libertà della rete e non perde occasione per metterla sotto controllo, non crede ai propri occhi, intanto che finge di indignarsi. Per il potere, se i troll non ci fossero, bisognerebbe inventarli.

(14.2.2010)


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