Diario dallo sciopero della fame - giorno 6
"Oggi assumo 540 delle 1200 calorie prescritte. Continuo a sottrarre un po’ di pappa ogni giorno. Non sto bene, l’affaticamento è ormai una costante e, per la prima volta, è comparsa sonnolenza diurna.
Mi arrivano appelli a desistere, così come agli altri. Mi commuove la solidarietà che s’è venuta a creare intorno al nostro digiuno in questi pochi giorni. Ma non posso, in coscienza, interrompere. Ho messo in conto il rischio per la mia salute, sapevo che sarebbe stata lunga e dura. Ho fatto, prima di iniziare, una valutazione realistica delle prospettive, non certo rosee. So che gli uomini al governo non nutrono alcuna sensibilità sociale, sono ragionieri, i migliori in circolazione probabilmente, ma intrisi di quel «pensiero calcolante», come lo chiama Galimberti, che esclude valutazioni di natura politica, nel senso più alto del termine, polis come interesse della collettività, di tutti i cittadini. Tremonti aveva chiamato noi disabili «spesa improduttiva», questi professori son fatti della stessa pasta. Il ministro Fornero non sa nulla del welfare applicato sulla pelle delle persone, probabilmente non ha mai visto in vita sua un malato di SLA all’ultimo stadio, un distrofico, un paziente in sindrome locked in, una persona in stato vegetativo. Le affermazioni che fece in aprile, che il Piano non-autosufficienze era una «priorità» e l’avrebbe presentato entro un mese, eran frasi fatte per togliersi di torno quei rompiscatole di disabili. Sulla politica non c’è da aspettarsi alcunché, sbaglia, a mio parere, chi conta che si muovano per calcolo elettorale. Lo ripeto: non siamo una lobby né un bacino importante di voti.
Possiamo contare solo sulle nostre limitate energie, sul nostro lottare muto e sull’appoggio di chi è disposto a prestarci la voce.
Ci sono passaggi, anche nelle piccole storie individuali, in cui la dignità di persona è un bene assoluto".
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